Ad un certo punto le parole non riescono più a trasmettere ogni sensazione e cerchi qualcos’altro. Si comincia coi gesti, le gentilezze e i passaggi in macchina. Curi tutto nel dettaglio per cercare di rendere all’esterno quello che hai dentro. Ma ancora non basta. Ci vorrebbe un contatto, qualcosa da giudicare coi sensi. Poi quando ci arrivi è fantastico, quasi non ti rendi conto di quello che stai facendo. Ma un attimo dopo hai di nuovo sete: hai voglia di un abbraccio, di uno sguardo che non finisce più, di un bacio (..). Diventa un bisogno per l’anima, che ha paura di perdere tutto e allora diventa possessiva. Deve stringere a sé.
Sembra il limite massimo, l’apice di tutto ciò che può generare un rapporto, pensi di aver dato tutto ciò che c’era da offrire: parole, sguardi, presenza, silenzi, dediche, telefonate lunghissime, contatto umano, idee, strazianti dolori, sogni pazzeschi. Ma allora adesso è davvero tutto, no? Cos’altro potrebbe accadere? Oltre quali altre colonne potresti mai spingerti?
La verità è che non finisce mai perché tutto questo non è mai abbastanza.
E anche se fa paura perché non riesci a vedere il fondo, perché non sai mai cosa potrebbe succedere la prossima volta, perché ad un certo punto non ti fidi più neanche di te stesso, non importa: io voglio vedere la bellezza.
Sembra il limite massimo, l’apice di tutto ciò che può generare un rapporto, pensi di aver dato tutto ciò che c’era da offrire: parole, sguardi, presenza, silenzi, dediche, telefonate lunghissime, contatto umano, idee, strazianti dolori, sogni pazzeschi. Ma allora adesso è davvero tutto, no? Cos’altro potrebbe accadere? Oltre quali altre colonne potresti mai spingerti?
La verità è che non finisce mai perché tutto questo non è mai abbastanza.
E anche se fa paura perché non riesci a vedere il fondo, perché non sai mai cosa potrebbe succedere la prossima volta, perché ad un certo punto non ti fidi più neanche di te stesso, non importa: io voglio vedere la bellezza.
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