Prima di loro c’era il reggicalze, e prima ancora la giarrettiera. Dopo di loro hanno tentato di sfondare le autoreggenti, ma, ad ogni modo, malgrado la loro enorme diffusione, non ne hanno infranto il predominio nella pratica quotidiana del rivestire le gambe femminili.
Non che siano stati inventati di recente, l’antesignana del collant è la calzamaglia, utilizzata per secoli nel teatro e, prima della Rivoluzione francese, anche nell’abbigliamento maschile. Ciò che però ne fa un indumento caratteristico a partire dalla seconda metà del Novecento è stata la diffusione di massa e l’attuale estrema varietà di colorazioni, tessuti, effetti di trasparenza.
“Resistente come l’acciaio e delicato come una ragnatela“: questo lo slogan che pubblicizzò il nylon nel lontano 1937 quando fu inventato da Wallace Hume Carothers, un chimico americano, che all’epoca lavorava in una piccolissima azienda il cui scopo principale era quello di creare e commerciale polvere da sparo. Solo nel 1959 lo statunitense Allen Grant decise di sperimentare questa straordinaria fibra sintetica per la realizzazione di quello che sarebbe diventato un successo mondiale eterno (in inglese pantyhose).
Curiosità: per fabbricare un paio di collant sono necessari 14 km di nylon. Attualmente le industrie più prestigiose sono in Italia e in Francia.
Castel Goffredo, in provincia di Mantova è conosciuta in tutto il mondo come “Città della calza”, il più importante distretto per la produzione di calzetteria femminile.
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