È morto Pino Daniele. Il cantautore e chitarrista napoletano è stato stroncato da un infarto nella sua casa di Magliano, in Toscana. Avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 19 marzo.
A darne notizia per primo è stato Eros Ramazzotti che sul suo profilo Instagram ha scritto:
Anche Pino ci ha lasciato. Grande amico mio ti voglio ricordare con il sorriso mentre io, scrivendo, sto piangendo. Ti vorrò sempre bene perché eri un puro ed una persona vera oltre che un grandissimo artista. Grazie per tutto quello che mi hai dato fratellone, sarai sempre accanto al mio cuore. Ciao Pinuzzo…Nel giorno dei funerali di Pino Daniele, morto nella notte, a Napoli sarà proclamato il lutto cittadino. Lo ha annunciato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ha espresso il desiderio di allestire la camera ardente nelle sale del Maschio Angioino, ma – ha sottolineato – ”bisogna ascoltare le volontà della famiglia”.
La sua carriera parte nel 1977 con la pubblicazione dell’album d’esordio “Terra Mia“, disco dal sapore partenopeo da cui vengono estratti alcuni dei brani di maggiore successo del suo percorso artistico come “‘Na tazzulella ‘e cafè”, ripresa più volte da Renzo Arbore nel suo programma “Alto gradimento”, e “Napule è”, un vero e proprio manifesto per il capoluogo campano.
Da lì si susseguono ben 22 album tra cui ricordiamo “Nero A Metà” (1980) – al suo interno “Quanno chiove” e “A me me piace ‘o blues” – disco che Rolling Stones ha inserito nella classifica dei 20 album italiani più belli di sempre, “Non calpestare i fiori nel deserto” (1995), lavoro che riuscì a vendere più di 1.200.000 copie (conteneva hits come “Io per lei” e “Se mi vuoi“), “Medina” (2000), il primo progetto con la grande major BMG (includeva canzoni come “Sara“, dedicata alla figlia, e “Mareluna“) e, sempre per ciò che concerne il territorio “inediti”, l’ultima fatica “La Grande Madre” (2012) che aveva al suo interno “Wonderful Tonight“,
cover del brano di Eric Clapton con cui lo stesso Pino, il 24 giugno
2011, si esibisce in concerto nello stadio di Cava de’ Tirreni davanti a
una platea di 16.000 spettatori.
Molti sono gli artisti che hanno collaborato con lui: si contano più
di 150 personaggi che tra live, registrazioni in studio e produzioni
hanno avuto l’onore di fare musica con il cantautore napoletano. Come
non ricordare Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito e James Senese?
Loro rappresentano gli amici di sempre, quelli con cui è stato
istituito il cosiddetto “Neapolitan Power”, un nuovo stile musicale che
mescola le influenze della musica tradizionale napoletana con rock,
blues, funky e jazz.E ancora… Anna Oxa, Biagio Antonacci, Almamegretta, Loredana Bertè, Alex Britti, Luca Carboni, Fabio Concato, Gigi D’Alessio, Lucio Dalla, Irene Grandi, Nino D’Angelo, Francesco De Gregori, Giorgia, J-Ax, Luciano Ligabue, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Gino Paoli, Luciano Pavarotti, Eros Ramazzotti, Ron, Ornella Vanoni. E poi a livello internazionale Eric Clapton, Noa, Simple Minds (per citarne alcuni). Una folta schiera di figure di spicco del panorama musicale tricolore e straniero che non ha potuto resistere al fascino del sound del grane Pino.
Il cinema non poteva lasciarsi sfuggire una firma così affascinante come quella di Pino Daniele. Dal 1978 al 2010 sono state 15 le pellicole che si sono avvalse della sua musica. Nanni Loy, Vincenzo Salemme e Marco Risi sono solo alcuni dei registi che hanno voluto l’eleganza del suo sound per i loro lavori.
Ma è con Massimo Troisi che è accaduta la magia. Il loro sodalizio artistico poggiava le basi del proprio esistere su una profonda amicizia che li legava. Entrambi condividevano l’amore per la propria città ed erano convinti che bisognava presentare quel territorio in una maniera più viscerale e meno superficiale, portando a galla i veri meccanismi che si celavano dietro il contesto partenopeo. Ed è così che il grande feeling tra Massimo e Pino trova la sua concretizzazione attraverso le tre colonne sonore dei film Ricomincio da tre (1981), Le vie del Signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un calesse, film del 1991 in cui troviamo la celebre “Quando” a fare da sfondo.
“la televisione di oggi mi fa paura. Se mi dovessero invitare come ospite che suona il proprio pezzo, allora è diverso“.Nella stessa occasione ebbe anche modo di avanzare alcune dichiarazioni sull’argomento “talent show“:
“escono fuori sempre dei talenti ma tutto si basa su alte prestazioni tecniche e viene dato poco spazio alla creatività. Ho notato che oggi i giovani che emergono anche attraverso questi canali sono molto più sicuri di sé di come lo sono io dopo 30 anni di carriera“.E in merito al Festival di Sanremo disse:
“Sanremo fa uscire sempre qualcosa di buono, qualche artista interessante, però bisogna ricordare che deve rispettare dei canoni televisivi, dà molto spazio alla conduzione, ai fuori programma, insomma oltre che una kermesse musicale si punta tanto anche sullo spettacolo“.Non nascondo che Pino Daniele non mi sia piaciuto come cantante: sia come interprete che come repertorio, però riconosco che aveva un ruolo primario da protagonista nella cornice della musica italiana, che sicuramente ora è più deficitaria.
R.I.P. e condoglianze alla famiglia; è sempre un dispiacere la morte di un artista.
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