È così che Kristen Stewart è finita proiettata sul grande schermo. Non stiamo parlando di una ragazzina benestante, protetta dal bozzolo della fama e della ricchezza, rinchiusa in un villone di Beverly Hills circondato da siepi di ossessiva perfezione potate con il bisturi. L’infanzia di Stewart, nella ben più ruvida San Fernando Valley, è stata l’esatto contrario. I suoi, Jules Mann-Stewart e John Stewart, erano due lavoratori, non due star. E sapevano per esperienza quanto le star possano essere una rottura di palle
Questo blog non pretende di dettare alle persone come comportarsi o vestirsi ma è un semplice blog in cui rifarsi un po' gli occhi e staccare un po' la spina dalla solita routine, che ne dite? =)
Copertina del mese
mercoledì 22 ottobre 2014
Kristen Stewart: "La mia vita è come una soap opera"
Quanti possono raccontare di avere avuto, da bambini, dei lupi come
animali da compagnia? A casa di Kristen Stewart è andata così, e fa
impressione la coincidenza, per una che nelle cinque puntate della saga
diTwilight è stata scelta per interpretare Bella, la
goffa-e-romantica-emarginata-del-liceofidanzata-
del-vampiro-e-amica-del-palestrato-che-si-trasforma- in-lupo.In America,
le attrici con una visione delle cose rinfrescante – nonché il coraggio
di infrangere le solite formule hollywoodiane – non crescono sugli
alberi. E così, quando ne spunta una che davvero rompe gli schemi e si
rifiuta di prendere parte al grande gioco di Hollywood, vale la pena
drizzare le orecchie e tenerne conto.Specie quando l’attrice in
questione è cresciuta a Los Angeles, figlia di due genitori che si fanno
il mazzo nel mondo del cinema e della televisione.
È così che Kristen Stewart è finita proiettata sul grande schermo. Non stiamo parlando di una ragazzina benestante, protetta dal bozzolo della fama e della ricchezza, rinchiusa in un villone di Beverly Hills circondato da siepi di ossessiva perfezione potate con il bisturi. L’infanzia di Stewart, nella ben più ruvida San Fernando Valley, è stata l’esatto contrario. I suoi, Jules Mann-Stewart e John Stewart, erano due lavoratori, non due star. E sapevano per esperienza quanto le star possano essere una rottura di palle
Quando la figlia Kristen, che si vestiva da maschio esattamente come il
fratello Cameron, privilegiando in particolare gli indumenti da palestra
che indossava anche a scuola, ha espresso il desiderio di cominciare a
fare provini, la madre l’ha avvertita: «Io con questi bambini ci lavoro.
Sono fuori di testa. Tu non sei come loro». Ma Kristen, come sempre, ha
perseguito il suo sogno con tenacia, e all’età di 11 anni era la figlia
di Jodie Foster nell’angosciantissimo Panic Room di David Fincher, che
parla di una madre e di una figlia vittime di una terrificante rapina.
Un film dal casting particolarmente ispirato.Stewart non si sforzava di
essere caruccia: sembrava una di quelle bambine che vorresti accanto per
affrontare una missione pericolosa. Con Foster, lei stessa
sopravvissuta ai rischi di un esordio da enfant prodige, ho parlato di
Stewart qualche anno fa, e lei ha usato poche parole: «Kristen non ha la
personalità tipica dell’attrice», mi ha detto. «Non è quella che si
metteva a ballare sul tavolo con un paralume in testa per intrattenere
la nonna». Dire che i film della serie Twilight si siano rivelati
macchine da soldi è un eufemismo (una definizione più precisa è: «400 milioni di incassi
mondiali solo per il primo di questi blockbuster »).
Eppure erano film
dozzinali. Stewart però non ha mai arricciato il naso, né espresso
disprezzo per i milioni di lettori dei libri. Per una hipster navigata
sarebbe stato facile. Ma sia lei che Robert Pattinson – suo fidanzato
nella vita come nella serie – hanno sempre dato l’impressione di nutrire
un rispetto autentico per i fan di Twilight. Oltre che l’una per
l’altro. Così, quando sono apparsi gli scatti in cui si vedeva Stewart
baciarsi di nascosto con Rupert Sanders, l’allora sposato regista che
l’ha diretta in Biancaneve e il cacciatore, è successo il finimondo.
L’America ha un modo di ergersi a giudice dei costumi che agli europei
può sembrare un po’ ridicolo, ma in quel caso la faccenda è andata
oltre. La gente è rimasta delusa. La cosa interessante, trovo, è che la
più delusa di tutti, delusa da se stessa, sia stata proprio Stewart. Da
una come lei non ci si sarebbe mai aspettato che finisse in una
situazione così stereotipata. Ma la verità è che a differenziare Kristen
Stewart dalle attrici sempre scoppiettantissime e vestite benissimo di
cui leggiamo sui giornali sia sempre stata proprio la sua umanità da
persona in carne e ossa. Anche se più o meno in quel periodo aveva in uscita negli Stati Uniti On the Road, l’adattamento
cinematografico del romanzo di Jack Kerouac sulla Beat Generation, un
film che le sta particolarmente a cuore, è praticamente scomparsa dal
radar, fino a poco tempo fa. E oggi ricorda: «Sono scesa da quell’onda
gigantesca e ho detto: “Io sparisco per un po’. Poi più avanti
ritorno”». Quel momento è arrivato.
È così che Kristen Stewart è finita proiettata sul grande schermo. Non stiamo parlando di una ragazzina benestante, protetta dal bozzolo della fama e della ricchezza, rinchiusa in un villone di Beverly Hills circondato da siepi di ossessiva perfezione potate con il bisturi. L’infanzia di Stewart, nella ben più ruvida San Fernando Valley, è stata l’esatto contrario. I suoi, Jules Mann-Stewart e John Stewart, erano due lavoratori, non due star. E sapevano per esperienza quanto le star possano essere una rottura di palle
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento